Seminario di Miguel Benasayag

La problematica del post-umano, la contaminazione della vita attraverso l’artificiale è una problematica centrale nel mio lavoro di ricerca scientifica, ma allo stesso tempo è per me importante interessarmi del campo dell’agire e del suo articolarsi nel sociale. Per questo trovo molto importante capire il problema centrale della crisi antropologica che stiamo vivendo : si tratta di approfondire la conoscenza di quel tratto comune, l’impotenza, che si presenta nella società ed anche quindi nell’ambito della attività clinica psicoterapica. Quel che sta capitando è che si verificano situazioni, come anche nel la crisi economica attuale, verso cui prevale un senso di impotenza. Il tratto particolare della crisi antropologica che stiamo vivendo è dato da questa idea dell’impossibilità dell’azione di fronte alla complessità della realtà del mondo.Continue Reading

Seminario Angelique del Rey

Sono una professoressa di filosofia e lavoro in una clinica per adolescenti con malattie fisiche e psichiche. In questo seminario presenterò la problematica di cui abbiamo scritto io e Miguel nel L’Elogio del Conflitto, da un punto di vista filosofico. Il nostro libro inizia con la constatazione che la rimozione del conflitto nella nostra società si verifica come fatto sociale e in particolar modo facciamo riferimento ad un fatto di cronaca che abbiamo usato per esplicitare tale constatazione.Continue Reading

CptA, il torto della presenza

Ogni volta che varchiamo una frontiera subiamo una destabilizzazione psichica, viviamo una crisi di linguaggio , aveva detto Dennis Adams, artista americano che non a caso ha lavorato anche sul controllo sociale nelle arti contemporanee. La nostra esperienza di fronte alla “nominazione ufficiale” dei luoghi di eccezione che tratteremo oggi, è in parte testimonianza della stessa crisi, provocata, tuttavia, non soltanto dal varco (per noi impossibile) delle nuove frontiere interne alle stesse città in cui viviamo ma, ancor prima, dalla loro stessa creazione e dalle loro strategie di nominazione. Gli acronimi che identificano tali luoghi : Cpt(A), centri di permanenza temporanea ed assistenza, Cdi, centri di identificazione così come i Centri di accoglienza costituiscono per chi ha condotto le ricerche prese in considerazione una sorta di “trappole semantiche”, adottando un’espressione che ci è stata suggerita. Nella seconda parte della lezione, Ivan approfondirà questa tematica in maniera più puntuale… Adesso vorrei portare alla presenza questi luoghi inaccessibili, illustrarne la provenienza, l’emergenza e l’interpretazione che più ci è sembrata efficace per comprenderli.Continue Reading

CASCINA LA GHIAIA

Il luogo, la vita, la scuola popolare

Il furgoncino si perde nelle langhe piemontesi. Lasciamo l’ultimo paese segnato sulla carta, Berzano S.Pietro, e ci inoltriamo seguendo l’indicazione “Cascina la Ghiaia – Agriturismo Bella Ciao”. Pioviccica e la strada diventa un sentiero. Ancora 3 km e ci siamo. Un largo spiazzo di ghiaia, un edificio costruito fresco fresco, un centinaio di faraone che ci attraversano la strada – qualcuna si ferma altezzosa a scrutarci. E dietro l’anima della cascina : la casa di Lina Ferrero, o meglio Lina in persona, donna, 71 anni, treccia bianca lunga che finisce grigia e sottile con intorno una vecchia e operosa casa di campagna. Tutto gira intorno a lei e al suo luogo, una cucina con un grande tavolo al centro illuminato da poca luce e di tanti oggetti da lavoro. Stracci pentoloni frullatore tinozze libri piatti penne carta. E intorno a questo mondo da contadini con libri di cui Lina è regina gironzola Fabrizio, omone in tuta blu da operaio e occhiali spessi dietro ai quali ci guarda cupo – cupo non è solo quando fissa la mia lieve scollatura. Vicino a me il secchio dell’acqua usata da dare alle piante, secchietto di cibo avanzato da dare agli animali e acqua sorgiva delle langhe da bere.Continue Reading

CHI NON LAVORA NON FA L’AMORE

Il lavoro rende liberi. Arbeit macht frei scritto all’entrata di Auschwitz, luogo di libera operosità generato da libere menti tedesche. Il lavoro è fatica – vaco a faticà – dicono a Napoli quelli che ti mettono la verità in faccia, giusta giusta nella parola che pronunciano. E se qualcuno (o meglio qualcuna, Hannah Arendt *) ci mette in guardia dall’onnipervasività del lavorare nei confronti delle altre forme dell’agire umano, è certo che oggi siamo grondanti di questa agognata libertà individuale frutto esclusivo di chi produce, fatica, inghiotte amarezze, sgomita al momento giusto (col più debole) e consuma sempre.Continue Reading