Liberté et libération
Petites réflexions sur la complexité
Après Nairobi, quelques questions…
Si rien n’autorise un bilan hâtif et péremptoire, on peut s’interroger sur quelques points où le processus des FSM paraît faire du sur-place. Trois questions émergent après Nairobi, trois enjeux dont il importe de se saisir.
Un « post’it » personnalisé
Les sans…
Ce texte a été publié pour la première fois en octobre 2006
La crise structurelle que vivent nos sociétés, bien qu’elle prenne des formes différentes dans les pays du Nord et du Sud, a partout le même sens : il n’est raisonnablement plus possible de croire au développement qu’incarnent les pays du Nord et vers lequel tendent ceux du Sud. Continue Reading
Centres sociaux : quand le « pouvoir d’agir » suscite l’engagement
CASCINA LA GHIAIA
Il luogo, la vita, la scuola popolare
Il furgoncino si perde nelle langhe piemontesi. Lasciamo l’ultimo paese segnato sulla carta, Berzano S.Pietro, e ci inoltriamo seguendo l’indicazione “Cascina la Ghiaia – Agriturismo Bella Ciao”. Pioviccica e la strada diventa un sentiero. Ancora 3 km e ci siamo. Un largo spiazzo di ghiaia, un edificio costruito fresco fresco, un centinaio di faraone che ci attraversano la strada – qualcuna si ferma altezzosa a scrutarci. E dietro l’anima della cascina : la casa di Lina Ferrero, o meglio Lina in persona, donna, 71 anni, treccia bianca lunga che finisce grigia e sottile con intorno una vecchia e operosa casa di campagna. Tutto gira intorno a lei e al suo luogo, una cucina con un grande tavolo al centro illuminato da poca luce e di tanti oggetti da lavoro. Stracci pentoloni frullatore tinozze libri piatti penne carta. E intorno a questo mondo da contadini con libri di cui Lina è regina gironzola Fabrizio, omone in tuta blu da operaio e occhiali spessi dietro ai quali ci guarda cupo – cupo non è solo quando fissa la mia lieve scollatura. Vicino a me il secchio dell’acqua usata da dare alle piante, secchietto di cibo avanzato da dare agli animali e acqua sorgiva delle langhe da bere.Continue Reading
CHI NON LAVORA NON FA L’AMORE
Il lavoro rende liberi. Arbeit macht frei scritto all’entrata di Auschwitz, luogo di libera operosità generato da libere menti tedesche. Il lavoro è fatica – vaco a faticà – dicono a Napoli quelli che ti mettono la verità in faccia, giusta giusta nella parola che pronunciano. E se qualcuno (o meglio qualcuna, Hannah Arendt *) ci mette in guardia dall’onnipervasività del lavorare nei confronti delle altre forme dell’agire umano, è certo che oggi siamo grondanti di questa agognata libertà individuale frutto esclusivo di chi produce, fatica, inghiotte amarezze, sgomita al momento giusto (col più debole) e consuma sempre.Continue Reading